Ad appena 18 mesi dall’apertura dei cantieri (11 giugno 2011), il 21 dicembre 2013 la Concessionaria ha raggiunto la copertura totale degli investimenti, prevalentemente a carico di privati, necessari per realizzare Tangenziale Est Esterna di Milano. La chiusura del Piano finanziario da 2,2 miliardi di euro (oneri e Iva compresi) è stata, infatti, conseguita quasi sotto l’albero di Natale grazie agli 1,2 miliardi di euro resi disponibili da Cassa Depositi e Prestiti, Banca Europea per gli Investimenti e nove istituti di credito commerciali. La provvista bancaria s’è, del resto, aggiunta ai 580 milioni di euro (465 di capitale sociale e 115 di prestito subordinato) garantiti dai Soci e ai 330 milioni di euro assicurati dallo Stato con lo stanziamento di fondi pubblici per complessivi 1,5 miliardi di euro regolamentato dal cosiddetto «Decreto sblocca-cantieri» risalente al giugno 2013 e riservato alla costruzione di sei grandi opere.

Il closing del project financing va inquadrato con il grandangolo di un’operazione che, proprio nell’imminenza della Festività 2013, ha messo in sicurezza i 1.600 posti di lavoro creati nei quattro Lotti e i 3.000 generati nell’indotto da un’infrastruttura-sistema (32 chilometri di tracciato autostradale da Agrate Brianza a Melegnano, 38 di interventi viari connessi, 30 di percorsi ciclopedonali, nove Progetti speciali ambientali e interconnessioni con l’A1 Milano-Napoli, A35 BreBeMi e l’A4 Milano-Venezia) rivelatasi anticiclica sin dall’avvio dei cantieri e destinata a fare girare a pieni regimi il motore dell’occupazione anche dopo l’entrata in esercizio.

Per quanto riguarda gli aspetti più strettamente bancari, la chiusura del project-financing di TEEM-A58 risulta, come anticipato, incardinata su cinque nuove linee aperte dai finanziatori istituzionali CDP (350 milioni di euro) e BEI (475 milioni di euro) nonché da un pool di istituti di credito commerciali con quote non paritetiche. Essi sono: Intesa San Paolo-Banca IMI (131,5 milioni di euro), Unicredit (131,5 milioni di euro), UBI Banca (100 milioni di euro), Mediobanca (75 milioni di euro), Banca Popolare di Milano (60 milioni di euro), Credito Bergamasco (50 milioni di euro), Banca Popolare dell’Emilia Romagna (30 milioni di euro) e Santander (22 milioni di euro).

Le cinque nuove linee di finanziamento, che risulteranno remunerate grazie a una concessione di cinquant’anni e sono state accordate a meno di un anno dal primo prestito-ponte (120 milioni di euro), vengono denominate: A1 (225 milioni di euro erogati da pool di banche con provvista CDP); A2 (203 milioni di euro erogati dalle banche con provvista propria); A3 (47 milioni di euro erogati dalle banche con provvista propria); B (475 milioni di euro erogati da CDP con provvista BEI); Vat-Iva (250 milioni di euro, dei quali 125 erogati dalle banche con provvista propria e 125 erogati da CDP con provvista propria).

Da notare, inoltre, che, arrivando alla copertura totale degli investimenti il 21 dicembre 2013, la Concessionaria ha non solo rispettato le condizioni fissate dal «Decreto sblocca-cantieri» che subordinavano l’erogazione dei fondi pubblici all’effettivo raggiungimento del closing entro il 31 dicembre 2013 pena la perdita dell’intero contributo ma anche blindato il cronoprogramma dei lavori.

Va sottolineato, infine, che la strada, anzi l’autostrada (TEEM è stata denominata A58 dall’ANAS), del conseguimento di tutte le risorse necessarie è sembrata in salita per diversi mesi. Il tracciato ha imboccato un tratto rettilineo, presto trasformatosi in discesa, solo in parallelo con l’acquisizione del controllo (novembre 2013) di TE da parte del Gruppo Gavio (quasi tre miliardi di euro di fatturato e 6.000 dipendenti). Quest’eccellenza nei settori delle concessioni, delle costruzioni, della logistica e dei trasporti è stata assistita, nell’occasione, dall’altro vanto italiano costituito da Intesa San Paolo. Il consolidamento economico della Spa scaturito dalla sottoscrizione da parte del Gruppo Gavio, già maggioranza in BreBeMi, autostrada che, senza TEEM-A58, non potrebbe interconnettersi con la rete viaria della Grande Milano, e di Intesa San Paolo delle quote rimaste inoptate rispetto all’aumento di capitale da 220 a 465 milioni di euro, ha, indubbiamente, reso più «bancabile» la realizzazione dell’infrastruttura-sistema.