Milano, 30 settembre 2013 – Miracolo a Milano. Anzi a Rossate-Lavagna, la frazione del Comune di Comazzo (Lodi) nel cui territorio, terra di confine tra l’Est Milanese, il Nord Lodigiano e l’Adda, alla fine del ‘400 Donato Bramante incastonò una delle sue più preziose gemme architettoniche. Quell’Oratorio di San Biagio, ossia, che, grazie agli 1,4 milioni di euro messi oggi a disposizione della proprietà (la Diocesi di Lodi) da Tangenziale Esterna Spa nell’ambito dell’incontro «Restauro conservativo-Dalla carta millimetrata alla realtà» dipanatosi all’interno del luogo di culto, verrà sottoposto, a partire dalle prossime settimane, all’intervento ormai improcrastinabile del quale, dato l’evidente stato di degrado strutturale, necessità più di altri capolavori bramanteschi.

Alla cerimonia di consegna da parte dell’amministratore delegato Stefano Maullu al parroco di Comazzo-Lavagna don Piergiacomo Gazzola di un «assegnone» che rappresentava plasticamente la volontà della Concessionaria di finanziare il restauro conservativo dell’Oratorio nella sfera del Progetto Speciale Ambientale «Muzza-San Biagio», intervento da 7,6 milioni di euro da inquadrare nell’ottica dei 100 milioni di euro di opere compensative riservate al Lodigiano dalla Concessionaria che sta realizzando la Tangenziale Est Esterna di Milano (32 chilometri di tracciato autostradale da Agrate Brianza a Melegnano, 38 di nuove strade Comunali e Provinciali, 30 di piste ciclabili e nove Progetti Speciali Ambientali), hanno preso parte: Don Luca Anelli, direttore dell’Ufficio per l’Arte Sacra e i Beni Culturali della Diocesi di Lodi; Renato Sambusida, incaricato per l’Edilizia di Culto della Diocesi di Lodi; Italo Vicardi, sindaco di Comazzo; Franco Pallanza, Francesco Mazzola e Francesca Moroni; Francesco Paolo Chieca e Nancy Capezzera, presidente e vicepresidente del Centro Studi Bramanteschi; Luciano Minotti, direttore tecnico di TE. L’incontro è stato moderato da Emanuele Dolcini, de «Il Cittadino di Lodi».

Com’è emerso dall’approfondimento odierno, l’Oratorio di San Biagio di Rossate anticipa, pur nella semplicità delle linee indotte dall’inserimento in un contesto tuttora agricolo, l’architettura di Santa Maria delle Grazie di Milano e di San Pietro in Vaticano. Il complesso si può considerare, insomma, una prova generale del Bramante. Le strutture, assolutamente innovative per l’epoca, mostrano una conoscenza «ingegneristica» che solo il grande architetto poteva vantare in quell’epoca.
Il restauro conservativo risulta, tuttavia, auspicato non solo dagli appassionati di arte sacra ma anche dalla migliaia di fedeli che, ogni anno, si recano all’Oratorio per pregare davanti all’antico Crocifisso ligneo custodito all’interno di San Biagio che può essere considerato uno dei simboli di devozione cristiana più conosciuti del Lodigiano.

L’intervento finanziato da TE, che, sull’onda del Progetto Speciale Muzza-San Biagio, riqualificherà tutta l’area circostante l’Oratorio dotandola di nuovi percorsi ciclopedonali, ha l’obiettivo di restaurare la chiesa e di renderla fruibile agli utenti per scopi sia religiosi sia culturali. A tale fine l’edificio di culto sarà inserito in circuiti più ampi come quello dei Percorsi Bramanteschi o quello del Rinascimento Lombardo

Il restauro conservativo si articolerà in: campagna diagnostica; consolidamento strutturale; intervento materico e decorativo; adeguamento impianti. La campagna diagnostica ha due obiettivi: raccogliere tutte le informazioni necessarie per la corretta esecuzione delle operazioni di restauro e studiare le caratteristiche architettoniche dell’opera di Bramante. Il restauro strutturale incomincerà, invece, con la bonifica dall’umidità e proseguirà con l’adeguamento alle norme antisismiche (impiegando, tra le altre, tecniche moderne d’intervento quali il consolidamento con barre in fibra di carbonio annegate nella muratura) e con il reintegro delle porzioni di muratura ammalorate. Il restauro materico prevede, al contrario, operazioni di pulitura, consolidamento e protezione. Particolare attenzione verrà riservata alle parti decorative, come, per esempio, i dipinti murali antichi. Sono in gran parte coperti da pitture del XX Secolo e verranno recuperati riportandoli in vista. L’adeguamento tecnologico è una parte importante dell’intervento perché è concepito anch’esso con soluzioni moderne, se non addirittura innovative, e sarà condotto nel pieno rispetto della monumentalità e sacralità della chiesa e degli edifici limitrofi.

«Auspico che le ultime pratiche burocratiche da espletare prima di aprire i cantieri del restauro conservativo vengano completate in poche settimane – ha dichiarato Maullu -. È nostra ferma intenzione, infatti, intraprendere prima di fine anno l’indispensabile operazione che gli esperti definiscono “campagna informativa” e di fare entrare nel vivo i lavori nei primi mesi del 2014. Credo che la complessità dell’intervento e il valore culturale di San Biagio vadano interpretati come una sineddoche, ovvero una parte per il tutto, delle opere, irrealizzabili con capitali esclusivamente pubblici, che la costruzione di TEEM lascerà in eredità al territorio».

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